“Il lutto diventa tormento,
il tormento diviene vendetta.L’umana tragedia dei
figli di Agamennone
non è solo personale,
ma ci parla del sovvertimento
dell’ ordine sociale
e del movimento
verso il caos.”Francesco Bianchi
All’interno del laboratorio di allestimento teatrale tenuto dal professor Csaba Antal presso l’università Iuav di Venezia della durata di cinque settimane si è allestito l’intero spettacolo de “Elektra” partendo dall’analisi drammaturgica del libretto di Hugo Von Hofmannsthal (ripreso dall’omonima opera classica di Sofocle) alla messa in scena vera e propria progettando e realizzando le scenografie, l’attrezzeria e i costumi.
Una tragedia classica trasportata in un luogo non definito, calato in un’atmosfera irreale, onirica che spiazza lo spettatore e lo trasporta in un mondo totalmente privo di appigli alla realtà.
Una vasca imbrattata di sangue sospesa a due metri d’altezza è fulcro dell’azione. E’ il luogo in cui Agamennone viene assassinato e poi divenuto l’unico rifugio sicuro per sua figlia Elektra. solo tramite una scala a pioli è possibile accedervi. Sotto la vasca si apre una vasta piscina, un richiamo alle terme in cui il re di Micene viene ritrovato esanime. L’acqua e il sangue sono due fra gli elementi principali del dramma e tutti gli attori sono costretti a relazionarvisi cercando un modo per coesistere.
Inquietanti ancelle si occupano della sterilizzazione dell’ambiente e degli schiavi mentre Clitemnestra, sovrana della reggia medita di bandire la figlia Elektra dalla città.
Tutti i personaggi vorticano attorno alla figura sinistra e vendicativa di Elektra che dal suo pulpito li giudica e li condanna.
Regia: Csaba Antal
Scene: Alberto Favretto, Luca Giombi, Lucio Serpani e Giovanna Pozzato
Costumi: Matteo Lelli, Chiara Sestini, Lena Francesconi e Giada Gentile
Fotografie: Carla Zamboni